File: 240290 Ag209-Ag213 La-nostra-Salvezza
“Utilitatem praefero, hic et nunc, non perfectionem.
Si hoc non est quid facies?” (Pro VOX 150417).
MISTERO DELLA NOSTRA PERSONALE SALVEZZA
- – La Salvezza.
Sabato sera, 24 febbraio 1990.
Sì, o figlia mia diletta, io sono il Padre che ti parla.
Ti benedico, o figlia, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che è Amore.
La locuzione di oggi, delle ore tre, del Figlio mio, Gesù di Misericordia, è stata bellissima, meravigliosa.
Ora, io vengo a te, o diletta figlia, per dettarti la mia.
Miei diletti, figli e figlie, io sono il vostro Padre, il Padre del cielo che a voi viene per portarvi la sua santa benedizione.
Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La locuzione di oggi ha come tema centrale la Salvezza, la salvezza del Figlio mio, Gesù, Gesù di Misericordia.
L’argomento non è semplice e meriterebbe essere trattato in più riprese. Ad ogni modo questa sera noi affronteremo una parte del grosso tema, per poi eventualmente ritornare su di esso nelle prossime catechesi.
L’altra morte altro non è, perciò, che un filo di unione, un ponte, un passaggio tra questa vostra forma di vita angosciante e penante, ad un’altra più bella, iù radiosa, vivificante.
Sì, la vita del cielo è la vera vita, quella eterna, cioè che né le malattie, né altra oscura mortalità vi sottrarrà via. Essa è eterna, dura cioè nell’eternità, «ab aeterno … ad aeternum!», né c’è speranza di alcuna fine, perché la vita dell’inferno è essa stessa una vita anch’essa infinita, cioè senza fine.
Inutile sarebbe cioè sperare in una fine, essendo l’inferno stesso creato per durare in eterno, con una particolarità, però, che esso sarà tagliato fuori, esso e i suoi abitanti, a cominciare da Lucifero stesso, dal resto dell’Universo in cui dura l’eternità.
Che cosa significa essere tagliati fuori dal Padre?
Significa non vivere, non essere, non esistere. Di fatti i dannati non sono, cioè non esistono, non vivono. Tutto ciò che è in me esiste, è, vive. Ciò che non è più in me, non è, non esiste, non vive:
E che cosa significa non essere? Non esistere? Non vivere? Colui che legge sa la risposta di coloro che sono all’inferno (ag210): «Io non sono», così le rispondono, quando talvolta chiede a qualche anima di trapassati di sua conoscenza dove si trova. «Io non sono», le rispondono. E la sorella sa che esse sono all’inferno, nel fuoco eterno e nella eterna dannazione.
Ricordate la risposta di Pertini: “Smettetela con queste ciance: IO NON SONO!”
«Non essere», o figli miei, parola più atroce non esiste di questa.
«Non essere» significa annullarsi, essere nulla, essere cioè il «non essere», essere il «non esistere», essere il «non vivere».
Perché, o figli miei, voi dovreste essere, se non per quello che siete stati creati, così come siete, in quanto in voi c’è la Grazia, la vita, cioè, e con essa tutto: l’amore, la pienezza, la carità, la dolcezza.
Ciò che voi siete lo scoprirete un giorno, quando sarete quassù nel paradiso assieme al Figlio mio Gesù, a me e agli angeli miei.
Quaggiù, sulla terra a voi non è dato conoscere le dimensioni esatte del vostro essere, anzi voi le ignorate del tutto, perché sovraccaricati dell’inutile fardello della materia del corpo. Ma, quando liberi, voi aleggerete verso il cielo, quassù allora scoprirete chi (ag211) realmente voi siete e perché e per che cosa voi eravate stati creati.
Oh! Voi veleggerete liberi e felici verso di me, senza più alcun timore o reticenza alcuna.
Voi volerete verso il Padre in uno slancio d’amore, unico ed infinito.
Che cosa sapete voi, o poveri mortali, delle cose di quassù?
Nulla o per lo meno nulla di ciò che vi occorre sapere per salvarvi. Voi sapete solo e soltanto ciò che vi insegna la Chiesa con la sua dottrina o troppo semplice o troppo complessa, quando essa è a voi somministrata in forma di sapere teologico. E invece necessita che voi sappiate, che sappiate quanto necessita alla vostra salvezza, alle vostre anime, cioè per salvarsi.
Un fatto comunque vi è chiaro, e l‘ho già detto agli inizi, che nessuno di voi può salvarsi senza il mio Gesù, Gesù di Misericordia. E’ Lui che vi accoglie, è Lui che vi attende, è Lui che vi giustifica dinanzi alla collera del Padre. A nulla voi potreste scampare senza di Lui, che è la vostra salvezza, anzi la Salvezza.
Qualsiasi uomo, anche il più buono, il più saggio, il più benefico, non si salva se non crede in Lui, in Cristo Signore. E’ a Lui che deve sottomettersi, è a Lui che deve chiedere perdono e allora soltanto egli potrà salvarsi. Se ciò non avviene, non accade neanche che egli si salvi. Ma piuttosto accadrà il contrario che egli precipiti all’inferno, per quanto buono, benefico, giusto, perché la sua bontà, la sua benevolenza, la sua giustizia, sono solo e soltanto di natura umana e ciò che è umano è caduco, perisce cioè, non ha valore eterno. L’eternità è conferita all’uomo solo e soltanto da Cristo Gesù. Egli è l’eterno, Egli è l’unico, Egli è il divino, l’incorruttibile, il Salvatore dell’uomo di tutti i tempi. Perciò, o figli miei della terra, non sperate di vedere il cielo, senza di Lui, senza ricorrere a Lui che è il Forte, l’Unigenito Signore, da me generato prima di tutti i secoli nella gloria dello Spirito Santo. Amen.
A cosa vi vale perciò sperare in un (ag212) futuro, qualunque cosa possa essere, senza conoscere Lui, che di tutti i tempi è il Re e il Signore?
Ecco, o figli miei, perché voi dovete conoscerlo! Perché senza di Lui all’uomo non c’è salvezza. Conoscerlo! Ma voi mi direte: «Padre, noi lo conosciamo già! Ne abbiamo appreso la dottrina, la vita e le opere sue». Non basta. Conoscerlo significa amarLo, assaporarLo, gustarLo, vivere con Lui, in Lui, per Lui.
Quanti di voi vanno in chiesa e si comunicano? Tanti, almeno tutti quelli che siete qui. Ma quanti di voi vivete con Lui, per Lui e in Lui? Pochi, pochissimi, troppo pochi.
Vivere con Lui, in Lui e per Lui significa donare a Lui la propria vita, la propria esistenza, senza alcuna esitazione, donarsi a Lui, così come si è, senza più oltre attendere, senza più oltre porre degli indugi. Donarsi e basta! Questo significa conoscere Gesù. Attendere da Lui, momento dopo momento, attimo per attimo, la sua Parola, la sua Volontà, che si manifesterà in voi, comunque voi siate, buoni o cattivi, peccatori e no! E ciò, badate bene, senza che ad alcuno sia dato per scontato alcuna certezza di salvezza, perché il puro amore non ha interessi, né scopi, ma solo amore e soltanto amore e sempre amore.
Perciò, o figli miei, donatevi a Lui, che coronerà i vostri sogni di amore, di grandezza e di libertà.
Egli sa donarsi senza riserva alcuna e sa trasformare ogni anima che a Lui viene. Egli fa miracoli verso chiunque a Lui si volge con vera fede. Sperimentare il Signore Gesù significa vivere in Lui e con Lui cioè soggiacere al suo volere, per realizzare insieme a Lui, un trono di luce per l’eternità, per raggiungere quel regno, che a nessun altri è dato se non a chi con Lui, per Lui e in Lui sa vivere e morire. Amen.
Io vi benedico, o figli miei diletti, nel nome del (ag213) Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
Io, il Padre, a voi, o diletti figli della terra.
Amen. Amen. Amen.
Io, Gesù di Misericordia, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Io, lo Spirito del Padre e del Figlio, in vostro pietoso consiglio, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen. Amen. Amen.