File: 260590 CsAeB Gesù-e-il-Padre-in-dialogo

“Utilitatem praefero, hic et nunc, non perfectionem.

Si hoc non est quid facies?” (Pro VOX 150417).

  

GESU’ PRESENTA LA LOCUZIONE DEL PADRE.

L’INCONTRO E IL DIALOGO COL PADRE.

TESTIMONIANZE D’AMORE.

GESU’ E IL PADRE SI INTRATTENGONO A PARLARE.

 

 

cs260590l il Padre

26 maggio 1990, sabato, Vigilia dell’Ascensione.

 

Gesù presenta la locuzione del Padre.

 

… Sono già in mezzo a voi.

A voi io porto la mia pace, la pace, che scende insieme a me dal cielo infinito, trapunto di stelle, dove regna in eterno il Padre mio.

La pace sia, perciò, in mezzo a voi.

Io, Gesù, vi porto la pace, che è foriera di speranza, di amore e di vita, di vita eterna.

Amen.

 

Questa sera, figli miei diletti, vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e vi dico che il tema della locuzione è sempre l’amore del Padre, ma questa sera, esso subirà una variante, perché a parlare dell’amore del Padre non sarò io, ma il Padre stesso, che benigno, puntualmente torna in mezzo a voi, per stare con voi, per sedere accanto a voi, per dire direttamente a voi del suo amore, immenso e travolgente.

Amen.

Il Padre!

 

 

Il commovente incontro col Padre.

 

Vi benedico, o figli miei e vi dico la pace sia con voi.

 

Io, il Padre, scendo, come ieri sera, in mezzo a voi per dirvi che vi amo e che questo amore che vi porto è un amore sereno, infinito e immortale.

Voi non conoscete questo genere di amore, che è un amore che non è terreno, ma un amore spirituale, di un altro regno, che è il regno dei cieli.

Là tutto è puro, tutto è trapunto di stelle, di luce e di meravigliose galassie che girano intorno, portando una luce fosforescente, meravigliosa e non consumabile.

 

Il regno dei cieli è simile ad una pietra preziosa, è simile ad una perla, è simile ad una moneta, che quella donna perse nella sua casa e che, per ritrovarla, dovette spazzare la casa da cima a fondo, e, una volta ritrovatala, ne fu veramente lieta.

Così è il regno dei cieli.

 

E’ simile perciò alla moneta di quella povera donna, che, avendo perso l’unica sua moneta, la ricerca da cima a fondo, mettendo sossopra la sua casa per poterla rivedere.

 

Così per voi deve essere il regno dei cieli, simile a pietra preziosa, simile a rubino, a gemma, a perla, simile alla unica moneta della povera donna.

Tutto dovete tralasciare. Tutto dovete trascurare. Tutto dovete abominare per potere ritrovare quell’unica, sola moneta, che costituisce per voi l’unico, eterno, incommensurabile tesoro, il regno dei cieli.

 

La sorella che sta parlando, in vece mia, col suo pensiero mi chiede:

«Portaci presto, Padre, lassù.

Non abbandonarci, quando tu vieni, qui.

Non ti facciamo pena, noi, o Padre santo, di lasciarci n mezzo a questo luridume, in mezzo a tanta sofferenza, a tante piaghe, a tanti pericoli che ci trafiggono, che ci attaccano, che ci sovrastano?».

 

Oh, piccina mia, quanto mi duole il cuore! Quanto intenerisce l’animo mio il sentirti parlare così, o figlietta mia diletta!

Tu mi dai sofferenza terribile, compungi il mio cuore, il cuore di Padre, dicendomi:

«Portami con te, o Padre. Non lasciarmi mai più. Non farmi più soffrire tali pene, tali crudezze, ed anche il pericolo di rimanere tagliata fuori da te.

O Padre eterno, abbi pietà di me. Non abbandonarmi. Non lasciarmi».

 

O tenerella mia, purtroppo devo farlo.

Ti prometto, però, che verrò quasi ogni sera ad assisterti, ad aiutarti, ad intenerire il tuo cuore, di modo che esso diventi simile a quello mio, a quello del Figlio mio, al cuore di tutti coloro, fratelli tuoi, che ti hanno preceduta e che sono nel regno dei cieli.

 

O figlia mia, dammi il tuo cuore, dammelo. Io lo intenerirò, lo addolcirò, lo ammannirò, lo colmerò di delizie, lo cospargerò di miele, perché esso non si inaridisca, perché non si indurisca, perché sia sempre talmente tenero, talmente morbido da provare pietà, commiserazione, misericordia, benevolenza, amore, perdono, comprensione, gioia, mista anche a pianto per tutti coloro che ti circondano, che ti amano, ma che anche ti odiano.

 

O figlia mia, oggi ho seguito, passo, passo la tua giornata e ti benedico per tutto ciò, o figlia, che hai oggi compiuto, nel nome mio e in quello del Figlio Gesù e della Madre santa, tua e di Gesù.

Ti ho seguito, quando sei andata a trovare i due divini sacerdoti, ai quali tu sei affidata. Ti ho seguita nella peregrinazione della Madre celeste e in ciò che tu istintivamente hai provato e nella continua richiesta di preghiera che hai fatto alla Madre, perché ti aiutasse a uscire dal tranello terribile in cui Satana vi vuole irretire.

 

O figlia mia dolce, già qualche passo tu lo vai facendo, comprendendo appunto i tranelli e le trappole che continuamente davanti ai vostri passi pone il nemico mio, il nemico dei figli miei.

Ti ho seguita ancora in chiesa, durante la recita del divino e santo rosario e poi durante la santa Messa e alla santa Comunione.

 

Non temere, o figlia.

Prosegui su questa strada, cercando sempre me e il Figlio mio Gesù, e non potrà mancarti il cielo. Dovrai ancora a lungo penare, a lungo soffrire, in questa valle di lacrime, perché ancora a lungo io mi servirò di te e delle vergini tue compagne, che ti circondano.

Non temete, però, poiché io sono sempre in mezzo a voi. Vi assisto non solo dall’alto del cielo, ma qui, scendendo in mezzo a voi, non lasciandovi mai sole, poiché voi sole non siete. Voi avete riconosciuto in me il Padre ed io riconosco in voi i figli miei.

 

Adorati figli miei, venite, venite, stringetevi intorno a me.

Io sono seduto proprio là, ai piedi del letto. Perciò siete a me tanto vicine. Mettetevi in cerchio intorno a me. E anche tu, ... E anche tu, o sorellina che parli, anche se forse non ti è possibile a causa del magnitofono che tu tieni fra le mani. Non temere. Io ti assisto, perché nulla di male a te subentri.

Dammi la mano piccola, dammela insieme a quella delle tue sorelle e dei fratelli tuoi.

Venite, venite, figlie mie. Stringetevi intorno a me e ditemi di amarmi, ditemi che mi amate. Ditemi che mi volete bene. Ditemi che mi cercherete, che mi cercate, che mi pregate, che soffrite della mia lontananza, che soffrite della mia distanza.

O tenerelle mie, io lo so, lo so che mi amate, però voglio sentirlo dalle vostre labbra.

Perciò, dimmelo tu per prima, o sorella che parli.

 

 

DIALOGO COL PADRE

 

Preghiera.

 

Padre, io ti amo.

Io senza di te non posso più vivere.

Padre, prima non ti conoscevo. E’ stato Gesù a farti conoscere. E ora io pendo dalle tue labbra. Ma ti prego, Padre, di intensificare sempre questo amore per te, poiché a te, o Padre tutto io devo tutto.

Capisci, o Padre, tutto ciò che è in me, dipende da te. Perciò, il mio amore è sempre piccolissima cosa di fronte a te, o Padre.

Ed ora, Padre, dimmi chi vuoi sentire.

 

 

Richiesta del Padre.

 

Ora, vorrei che mi parlasse la sorellina ...

 

 

Testimonianza di amore ...

 

Padre, io ti amo, ti voglio sentire sempre, ogni giorno, perché senza di te non posso stare, senza sentirti non posso più vivere, perché ti amo e ti voglio bene e ti voglio sentire ogni giorno. Ti voglio sempre con me. …

 

 

Testimonianza della signora ...

 

Padre, io ti amo tanto e ti voglio amare di più.

Dammi un amore forte per te.

Fammi felice di portarmi presto con te. …

 

 

Testimonianza di amore.

 

O Padre santo, tu sai che ti amo, se ti ho sempre amato. Forse non come vuoi tu, ma cambia tu il mio cuore, cambia l’amore che io non so darti. Insegnamelo tu, o Padre.

Tu sai, Padre, che io ho avuto sempre un pensiero, che non ti ho mai pensato come un Padre Giudice, ma sempre ti ho pensato come un Padre di Misericordia,

… Grazie, Padre santo.

 

 

Testimonianza di amore ...

 

Anch’io ti voglio bene e ti amo e ti porto sempre nel mio cuore, perché ti sento sempre nel mio cuore, Padre.

Grazie di tutto questo amore che ci dai, perché tu sei n me e io in te.

Grazie, Padre.

 

 

Preghiera comunitaria al Padre.

 

Ora, Padre, consentici di rivolgerti a te con la preghiera che ci ha insegnato Gesù, quella che ci ha insegnato a noi, qui, seguita da quella che ha insegnato agli apostoli.

 

«Padre santo, Padre buono,

a te mi offro, a te mi dono.

Per i falli miei

Ti chiedo perdono.

 

Padre santo, Padre buono,

a te mi offro, a te mi dono.

Per i falli dei fratelli miei

ti chiedo perdono».

 

Padre santo, Padre buono,

a te mi offro, a te mi dono.

Su di me scenda

Il tuo santo perdono».

 

Padre nostro …

 

 

Risposta del Padre alla testimonianze di amore.

 

Figli miei, figli miei adorati, io vi benedico uno ad uno nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Ed ora, alzatevi, o figli miei.

Riponetevi a sedere là dove eravate e state sereni e in pace, poiché il Padre vostro, che è sceso dall’alto dei cieli, rimane ancora in mezzo a voi per dirvi che vi ama, per dirvi che è con voi, sempre, in ogni momento della vostra giornata.

 

O figli cari, io questa sera sono sceso in modo particolare, per dirvi che ho bisogno delle vostre preghiere, delle preghiere che mi commuovono, che toccano il mio cuore di Padre, le preghiere che ogni sera voi, fedelmente, costantemente recitate e innalzate al mio trono di luce.

Sono le preghiere di intercessione che voi fate in nome di Gesù di Misericordia, il Figlio mio prediletto, che si è immolato sulla croce, versando stilla dopo stilla tutto il suo sangue prezioso.

 

Ecco, questa sera desidero che voi innalziate le vostre preghiere nel nome di Gesù, Figlio mio adorato, che regna nell’unità mia, nei secoli dei secoli, fino alla consumazione del mondo. Io desidero che voi innalzate queste preghiere per tutti i fratelli che sono lontani da me, per tutti i fratelli che peccano, per tutti i fratelli che non credono, per i fratelli che non perdonano, per i fratelli che odiano, per i fratelli che maledicono, per i fratelli che bestemmiano, per i fratelli che oltraggiano il nome santissima della santissima Trinità.

 

O figli miei adorati, sapete quale grande festa domani è.

Sapete che domani ricorre l’ascensione del Figlio mio Gesù, il giorno cioè in cui lui, redimito di gloria, è asceso al regno dei cieli, un giorno bellissimo, ma, nello stesso tempo, tristissimo per gli apostoli, che lo videro sollevarsi lentamente da terra e scomparire gagliardo in mezzo alle nubi di luce. E rimasero completamente soli, veramente non completamente soli, ma intorno alla Madre loro e vostra, Maria santissima delle Grazie.

Mi piace, sì, mi piace ricordare la Vergine santa, la Madre vostra, con questo appellativo, «Maria SS. delle Grazie», prima perché è questo appellativo quello che voi rivolgete al vostro Santuario, il Santuario dedicato alla Madonna delle grazie, e, poi, perché è realmente Maria, la Regina di tutte le grazie.

 

Nessuna grazia si compie sulla terra, nessuna grazia è a voi mandata dal cielo se non tramite la sua intercessione.

Lei è colei che intercede, intercedere tramite il Figlio, il trono altissimo del Padre, perché si compia sulla terra la grazia che i figli suoi hanno di bisogno.

E queste grazie si assommano le une dopo le altre, senza interruzione, senza eccezione, senza esitazione.

 

La Madonna, la Madre vostra, è in una continua, incessante, fervida preghiera, rivolta costantemente al trono mio, al cioè al trono del Padre.

Le sue labbra non mutano mai espressione. Sono costantemente rivolte verso di me e sussurrano il nome del Figlio suo Gesù, per mezzo del quale lei è Madre del genere umano e, al tempo stesso, corredentrice.

 

Ora, o figliette mie, io vi prego, insieme a lei, intercedete me, attraverso il Figlio mio, Gesù di Misericordia, perché un raggio della mia luce si posi su questa umanità stanca, affaticata, delusa oltraggiata, incredula, piagata, vilipesa, accusata, tutta a brandelli, senza più il volto che io a lei diedi nel momento della creazione.

O figlie, su non temete. Io sono qui, in vostro ascolto e, insieme a voi, così, qui io resterò, per tutto il tempo della vostra preghiera.

Amen.

 

 

Il Padre si congeda.

 

Dopo la preghiera.

 

Io, il Padre, sono rimasto in mezzo a voi, per tutto il tempo della recita delle preghiere, delle quali io, il Padre, vi ringrazio, benignamente e amorevolmente. La vostra preghiera ha toccato profondamente il mio cuore, sanando le tante piaghe che a me vengono inferte, da tanti figli miei, senza scrupoli e senza preoccupazioni, senza timori e senza alcuna incertezza.

 

Ora, o figlie mie benedette, io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E vi dico: La pace sia con tutti voi.

Io torno al cielo, alto, immenso, e immortale, ma vi porto, figli miei, dentro il mio cuore, racchiusi dentro esso, perché voi possiate essere protetto da ogni pericolo e da ogni difficoltà.

Amen.

 

 

Gesù si congeda, ma prima risponde.

 

Io, Gesù, Gesù di Misericordia, sono stato anch’io in mezzo a voi, accanto al Padre.

Egli, benigno, immenso ed immortale, ha voluto ancora stasera pregiarvi della sua santa presenza, ed io sono estremamente felice di questo.

 

Ora, io, Gesù, insieme al Padre, vi ringrazio della bellissima preghiera che avete a lui rivolta. E vi benedico anch’io nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Prima di salire al cielo, però, voglio rispondere a due domande che la sorellina rivolge a me, già da un pezzo.

 

 

L’acqua benedetta nell’Ascensione dall’angelo.

 

Una riguarda il battesimo dell’acqua che, secondo la credenza popolare, avviene durante la notte dell’Ascensione. Ebbene, questo Battesimo dell’acqua è cosa vera, poiché mettendo dell’acqua fuori e, attendendo il passaggio dell’angelo, l’acqua viene da esso benedetto e con essa potete utilizzare l’acqua per lavarvi, per lavare ferite, per lavare piaghe, ustioni e altre sofferenze.

 

 

Il cenacolo del Padre ci sarà.

 

L’altra domanda era se domani c’è la locuzione del Padre.

Ed io a lei rispondo, che la domenica da tempo è giorno destinato al Cenacolo del Padre. Perciò tutto avverrà come previsto.

Amen.

 

Ora, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

E vi dico: La pace regni in mezzo a voi, grande e infinita, ora e sempre.

Amen.

 

 

….

Inizio lato B di 260590 CsB.

….

 

Gesù s’è lasciato prendere la mano.

 

Io, Gesù di Misericordia, a voi vengo, o dilette mie amiche e tu ...

Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Vi dico: La pace del Signore vostro Gesù Cristo sia sempre con tutti voi, profonda, e infinita, nel vostro spirito e nel vostro cuore.

Amen.

 

Io, Gesù, sono in mezzo a voi, come ogni sera, ormai da tempo.

Il vostro amato Gesù è già con voi. Perciò non temete, poiché qualsiasi pensiero insidioso, qualsiasi malessere, qualsiasi tristezza, angoscia, preoccupazione o dispiacere, andrà via, anzi è già andato via.

Nessuno male permane dinanzi a me.

La mia presenza libera da ogni male, spirituale e materiale.

Perché si creda in me e credere significa amare. Mi amate voi?

Io vi amo, vi amo con tutto il mio essere, con tutte le mie forze con tutto il mio cuore.

Ma voi mi amate, voi?

 

Non avete bisogno.

Non c’è bisogno che voi mi rispondiate, poiché io vedo i vostri cuori e il pensiero vostro.

 

Lo so, voi mi appartenete.

Siete totalmente miei.

Mi amate.

Io ho tanto bisogno del vostro amore.

Non è vero che un Dio non ha bisogno degli uomini.

Dio ha bisogno degli uomini, ha bisogno del loro amore, ha bisogno della loro fiducia, ha bisogno della loro speranza, ha bisogno, cioè che essi sperino in lui, che essi credano in lui, che essi amino lui e in lui.

 

O fedelissime mie, o amorose sorelline, o creature mie, io vi benedico ancora una volta, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Oggi è stata la festa dell’Ascensione, una festa straordinaria, meravigliosa, particolare.

Essa inizia già dalla mezzanotte, quando l’angelo, l’angelo della notte, scendendo sulla terra, benedice le acque, i fiori, i frutti e tutto ciò che egli incontra.

La sorellina e anche le altre hanno questa notte messo fuori vasi con acqua e ne hanno ritirato un’acqua benedetta, un’acqua salvifica, un’acqua miracolosa.

Segnatevi con quest’acqua, bevetene di quest’acqua, portatela nelle famiglie, quest’acqua. Già qualcuna di voi l’ha fatto. La sorellina che parla ne ha sceso giù una piccola parte e ne ha pagato le spese, ma la sorella non se n’è preoccupata. E’ ritornata sopra, tranquilla e serena, poiché una certa serenità e pace è scesa giù con l’acqua benedetta, che il maligno non permetteva venisse portata giù, infatti le ha fatto capovolgere il vaso con i fiori e cadere il vasetto con i gelsomini.

La sorella ha piantato tutto lo stesso ed è scesa giù ugualmente a portare l’acqua dell’angelo della notte.

 

Ora, vi dico che l’Ascensione è un giorno particolare.

Dicevo oggi alla sorella, mentre lavorava, che è un giorno di luce intensa e un giorno di grande miracolo.

Cosa significa, mi diceva la sorellina, «di luce intensa»?

Significa che, durante l’Ascensione, la gloria del Signore Gesù Cristo è tale e tanta che i suoi raggi arrivano sulla terra più copiosi, più intensi, più salvifici.

Oggi grandi miracoli ci sono stati fra i paralitici. Non mi fraintendete, non parlo di coloro che sono seduti nelle sedie a rotelle, anche quelli avrei potuto guarire, ma ci sono paralitici più gravi, i paralitici dell’anima e dello spirito, quelli che sono stati colpiti dalla paralisi del peccato.

 

Ecco, sorelline, alcuni di loro sono stati liberati da tali paralisi. Essi ora si muovono. Essi ora camminano. Essi ora si avviano, sia pure lentamente, verso il Padre, e certamente, in questo miracolo, anzi in questi miracoli, ci siete anche voi, piccole, piccole mie. Certo che ci siete anche voi, con le vostre piccole, piccole preghiere, con le vostre piccole, piccole offerte, con la vostra piccola, piccola disponibilità. Ma, anche se piccola, grande, perché mi amate, perché siete mie, perché io vi possiede e voi possedete me. Certamente non completamente ancora. Ancora c’è della strada da compiere. Però già mi possedete.

La sorella che parla lo sa. Essa che dovrà compiere ancora molta strada, moltissima, con tante difficoltà e pene. Perciò dovrà corazzarsi, trincerarsi, armarsi per compiere questo travaglioso cammino, che dovrà trasformare la scorza sua dura in una nuova creatura palpitante tutta d’amore, al punto tale che, nessuno, vedendola, sulla terra, la riconoscerà. E questo si compirà più in là, molto più in là, quando lei non sarà più in mezzo agli altri. Ma già la strada è segnata e il cammino è iniziato.

 

Anche voi, o sorelline, anche voi avete iniziato lo stesso cammino. Venite dietro di lei, non già perché lei sia superiore a voi, poiché lei è la più misera, è la più inutile delle creature esistenti sulla terra, ma perché lei ha dovuto iniziare prima questa strada, prima di tutte voi, perché così ha stabilito il Padre. E così sarà.

 

Ora, o figlie mie, io vi dico che, nel giorno dell’Ascensione, voi siete state toccate tutte da un raggio profondo della mia luce e voi, che siete affannati, voi che siete oppressi, voi che siete angosciati, voi che siete deturpati da sofferenze interiori, da lacrime, privazioni, non temete, poiché oggi si è compiuto un grande passo avanti da parte vostra verso di me. Ed io sono venuto in mezzo a voi con le braccia aperte per stringervi tutte quante sul mio cuore, col mio tenero cuore di fratello e di redentore, unico salvatore del mondo.

 

O sorelline, quanto è bello stare in mezzo a voi.

Che importa avere lasciato i cori degli angeli?

Cosa importa avere lasciato il firmamento luminoso e splendente, se poi io, in questa piccola, piccola, misera, misera stanza trovo dei cuori che battono all’unisono col mio?

Che importa, se io, Gesù, l’eterno Iddio, il Dio della gloria, la Maestà suprema, dopo il Padre, ho lasciato ciò che ho lasciato nel cielo, uno splendore di luce inimmaginabile per voi, o fratellini e sorelline, un bagliore che certamente a voi risulterebbe accecante, per venire in questo angolo sperduto, se poi qui ho incontrato creature così tenere, così languide, così pronte ad abbandonarsi fra le mie braccia?

 

Quali pecorelle io ho conosciute mai, così tenere? Quali così obbedienti? Quali così fedeli? Quali così pronte a lasciarsi pascere, a lasciarsi condurre in mezzo ai prati erbosi e sulle rive dei ruscelli?

 

Voi siete quelle pecorelle!

Voi siete le mie pecorelle più tenere e più dolci, le più amabili, le più silenziose, le più credenti, quelle che si lasciano condurre ad occhi chiusi, là dove il pastore sa che c’è erba tenera, tenera e fresca, fiumi d’acqua zampillanti e ruscelli meravigliosi, che con il loro scroscìo addormentano le pecorelle lungo le rive e le agnelline più tenere intanto saltellano qua e là fra l’erbetta dolce e le bianche margherite, le pratoline dei vostri boschi, così gialle, così bianche, così tenere.

 

Ahi! Che delizia per questo Pastore, che scende dal cielo per porre le sue pecorelle al sicuro, in mezzo al pascolo tenero e ombroso.

 

O pecorelle mie, pascetevi, brucate l’erba, bevete, bevete pienamente a lunghi sorsi a quest’acqua che delizia il vostro palato, che scende fino al vostro cuore, che lo purifica, lo disseta, lo ammorbidisce, lo rende un cuore vero, un cuore di carne, non più ispessito e indurito come i cuori che voi avevate.

 

O pecorelle mie, come vi avevano ridotti i cuori i vostri fratelli e quelli che non vi hanno amato, quelli che non vi hanno capito. Vi avevano ridotto i cuori tutto una lacerazione, tutto una ferita, tutto uno strappo, un brandello.

 

Io, invece, il vostro Pastore, pazientemente ho ricucito pezzo a pezzo. Ed ora le ferite non esistono più.

 

Anche in te, o sorellina.

Non piangere, ti prego, *, poiché io ho ricucito il tuo cuore. E adesso è così ben unito, un pezzo all’altro, che quasi non si vede più nessuna cicatrice. Ma tu starai ancora meglio di ora. Non temere. Appoggiati al tuo pastore. Appoggiati perché è forte, sai, forte, possente, eterno, divino, trasforma ogni cosa di ciò che tocca.

Voi non dovete fare altro che appoggiarvi a me, poiché, per il resto, io provvederò. Non temete.

 

La sorella che parla lo sa.

La sua carne era stata dilaniata e così anche il suo cuore.

Le fauci del leone l’avevano ingoiata, e non da ora. Le sue sofferenze spirituali erano terribili. Non trovava pace, né tenerezza alcuna. Ovunque andasse veniva lacerata e strappata, fin quando però lei non ha incontrato questo Pastore che l’ha amata, curata, benedetta, trasformata. Ed ora voi la vedete in mezzo a voi, serena e sorridente.

Nulla è cambiato nella sua vita, apparentemente, ma lei è cambiata nel suo intimo, questa pecorella. Non ha più il cuore lacerato, non l’ha più ferito. E’ stata ricucita in ogni sua parte. Ed ella ora va avanti a voi tutte, perché di voi tutte è quella che per prima è stata sanata.

Ora sarete sanate voi tutte altre, una dopo l’altra. Non temete. Farete lo stesso percorso di lei, così come lei ha il cuore tutto ricucito e risanato, allo stesso modo lo avrete voi. Non temete.

 

O angioletti! Permettete che io vi chiami angioletti. Siete gli angioletti miei sulla terra.

Sapete, io, Gesù, sono abituato a stare in mezzo agli angeli. E quasi ci soffro, quando non sono in mezzo a loro.

Perciò mi piace chiamarvi col nome di angioletti, poiché già voi lo siete, anche se non avete le ali, anche se siete ancora ricoperte con il vostro corpo, ma già voi non appartenete più a questa terra.

Alcune di voi appartengono totalmente al regno dei cieli. Qualche altra tende ancora verso giù. Però presto compirà il balzo per arrivare completamente là, dove io l’attendo.

 

Sì, o miei angioletti. Anche stando sulla terra, voi potete vivere nel regno dei cieli. E sapete come? Tenendo il vostro cuore in alto verso di me, senza lasciarlo cadere in giù, poiché in giù c’è il pantano, il cuore si infanga, il cuore si ispessisce, il cuore si ammala. Tenetelo in alto verso di me, come quando si tiene fra le mani sospesa qualcosa di eccezionale, come un gioiello, come una pietra preziosa, o qualsiasi altro oggetto che non si voglia perdere, che non si voglia lacerare, che non si voglia neanche sfiorare.

Ebbene, sollevate sempre il vostro cuore verso l’alto, verso di me e voi lo ritroverete sempre più bello, più leggero, più amabile, più dolce.

Amen.

 

Io, sapete, vi amo.

Io non la smetterei mai di dirvi che vi amo, perché non esiste per me parola più bella che dire «vi amo». E vi amo senza chiedervi nessuna cosa, niente, in compenso, tranne che lo stesso amore, quello stesso amore che io però vi dò, perché, vedete, voi, finché siete sulla terra, non siete capaci di amare allo stesso modo come io amo.

 

L’amore terreno è un amore molto misero, molto piccolo, ed invece io vi do un amore grande, immenso, straordinario, senza avere in compenso nulla, tranne che, infuocando il vostro petto del mio amore, poi, voi lo ricambiate a me.

 

Ed ora, a te, *.

Poco fa hai detto a qualcuna delle tue sorelline che attraversi un momento difficile e particolare, che soffri di particolari calori.

Ebbene, sappi * che questo caldo che tu senti, le vampate che tu dici di avere, durante la giornata, sono vampate di calore che vengono da me, poiché io ti riscaldo con il mio amore.

Tu non devi temere nulla, poiché è il mio calore che ti avvampa e ti trasforma. Non devi temere nulla, poiché è il mio calore che vi avvince, che vi trasforma.

Il calore è conseguenza dell’amore.

Ed io ti amo, *. Ecco perché ti trasferisco questo calore e tu ti senti avvampare e non sai cosa fare.

In quel momento pensa: «Gesù mi ama e qui mi avvolge col suo amore e perciò io sento tanto calore».

 

Non temere. Non sono conseguenze fisiche di mali che tu hai. E’ l’amore mio, l’amore di Gesù che ti avvampa, riscalda e trasforma.

Questo calore trasformerà il tuo cuore che per tanto tempo è rimasto ispessito, a causa della solitudine e del freddo, del gelo in cui tu sei stata costretta a vivere nella tua vita.

Amen.

 

Ora, io, cosa devo dire alle altre sorelline, che sono qui intorno a me.

Ecco!

Inizio dall’ultima che è venuta, …, alla quale io voglio rivolgere un mio particolare pensiero.

 

O cara, mia dolce sorellina, * io ti ringrazio perché stasera hai vinto te stessa e sei venuta. Io ti aspettavo e tu lo sai, anche se tu sei andata altrove. Il tuo pensiero è rimasto legato a me.

Tu ormai mi appartieni e lo sai. E’ inutile che tu cerchi di sfuggirmi, poiché io ti voglio così come tu sei, con i tuoi momenti belli e con i tuoi momenti terribili, negativi. Quelli mi appartengono, allo stesso modo dei momenti meravigliosi in cui tu riesci a vivere compiutamente e teneramente a me avvinta.

 

Perciò, *, quando tu ti senti meno buona, quando tu sei in preda a pensieri angoscianti, a momenti di disperata desolazione, non temere, non cercare di sfuggire, poiché io ti perseguito ovunque tu vai per dirti che tu mi appartieni ugualmente anche in quei momenti tremendi in cui non ti senti degna di essere alla mia presenza. Sappi che sono io allora a venirti a trovare, a perseguitarti, a raggiungerti, a chiamarti ovunque tu sia, dovunque tu ti trasporti, poiché sono io, Giuseppina, che ti ho scelta. E se ti ho scelta è perché ti amo e ti amo così come tu sei. Ma queste parole che io ti dico, non le devi dimenticare, devi sempre ricordarle, specie nei momenti di abbandono, in cui tu pensi di non essere degna di me. Invece, è proprio in quel momento che tu devi ricorrere a me, perché hai tanto bisogno di me, hai tanto bisogno di essere amata, di essere voluta bene, di essere aiutata, compresa, sostenuta, figlia mia.

Ma da chi speri di trovare aiuto, se tu sfuggi a me? Nessuno può aiutarti, figlia cara. E questo tu lo sai. Per qualsiasi bisogno rivolgerti a colei che parla, poiché colei che parla sono io sulla terra. Ti posso assicurare che colei che parla è pronta a fare per te qualsiasi cosa, se hai bisogno di qualsiasi cosa, è lei che in questo momento lo dice a me, Gesù, perché sia io a trasmetterti il suo pensiero.

Ora, stai serena, o figlia.

Non temere.

Stai serena.

Se hai bisogno di qualcosa, dice la sorellina, rivolgiti a lei, poiché lei ti aiuterà.

 

Ora, o dolcissima mia rasserenati, distenditi e stai buona, rassicurati, ci sono io per te. Io sono per tutti coloro che provano desolazione, amarezza, delusione.

 

Non dovete abbattervi, poiché io sono con voi.

Voi, presi come siete dalla vita materiale, non lo capite.

Ah, se voi poteste, solo per un attimo, mettervi gli occhi dello spirito, quali cose vedreste intorno a voi! Quali sicurezze e certezze allora ne ricavereste! Invece, questo corpo, che chiude il vostro spirito, vi isola in un mondo estraneo, difficile, addirittura impossibile da varcare.

Ma vedi, *, tutto questo finirà, prima o poi finirà e voi avrete gli occhi dello spirito. Vedrete, allora, come sarà diverso. Tutto, tutto cambierà. Tutto vi sorriderà. Tutto vi apparterrà, poiché appartenendo a me, voi apparterrete a tutto il mondo e tutto il mondo apparterrà a voi.

Amen.

 

A chi adesso devo rivolgere ancora la mia parola? Certamente al piccolo, al piccolino *, al quale io stasera do una particolare benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Tu, *, devi essere per mamma tua l’appoggio e l’aiuto necessario, specie nei momenti di smarrimento, di paura e di desolazione.

Tu devi essere per lei la guida sicura, l’aiuto e il sostegno. Devi cercare di crescere al più presto, per sostenere questa creatura che ti sta accanto e che si chiama la mamma.

Tua madre ha tanto bisogno di te e tu hai bisogno di lei, ma lei soprattutto ha bisogno di una guida certa, sicura. Ed è strano che questa guida deva essere tu, *, che sei piccolo, ma è così. Tu devi essere la guida di tua madre, devi sostenerla, aiutarla, incoraggiarla, proteggerla e reggerla, specie nei momenti di abbandono.

Ora, o figlio mio, io ti benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Ed ora, a te, *, io dico di stare serena, di pazientare, poiché tutto ciò che c’è nel tuo cuore, verrà a maturazione e si realizzerà. Non temere.

 

A te, perché tu possa essere più lieta e gioiosa in me, dico di alzare gli occhi e di guardarmi così come sono là, in quel quadro benedetto che ti sta di fronte.

 

O mamma mia buona, guardami con i tuoi occhi sorridenti e gioiosi, senza più piangere, poiché là dove io entro non può esserci più sofferenza o pianto, ma solo gioia, solo felicità, soltanto amore, soltanto benevolenza, soltanto comprensione e nient’altro.

Questo sono io, amore, felicità, comprensione, benevolenza. E poi di nuovo, amore, amore, amore senza fine.

 

La sorella che parla in questo momento si chiedeva come mai il Cenacolo del Padre.

Tu, Gesù, avevi promesso il Cenacolo del Padre, ed invece no.

Lo so, o figlia mia benedetta, hai ragione.

Ma vedi? È stato più forte di me. Mi sono lasciato prendere la mano da questo amore immenso, che io porto per tutti voi, e così, senza volerlo, ho preso tanto tempo a tutte voi, ma io subito riparerò col mettermi di lato per dare libero accesso al Padre nostro, mio e vostro, che scende dall’alto del cielo, sereno e immortale, per sedersi in mezzo a voi.

 

Animo, o sorelline care, poiché adesso viene il re del mondo intero, il Padre, l’Eterno, l’infinito e immortale.

Amen.

 

 

Il Padre si intrattiene pure a parlare.

 

Io, il Padre, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e vi dico: Benvenute, o figlie mie adorate.

Io sono qui in mezzo a voi, seduto ai piedi di questo povero e desolato letto, sul mio trono di luce immortale.

Sono nella mia tunica bianca e nel mio ampio mantello color porpora con il mondo fra le mani e la corona sul capo.

 

Io, il Padre, impero su tutto.

Io sono.

Io sono la Vita.

Io sono l’Amore.

Io sono l’Eternità.

In me tutto è. Ciò che non è in me non è.

 

Io, il Padre sono e voi siete, perché siete in me.

O figliette mie adorate, appena un giorno e di nuovo sono in mezzo a voi.

 

Adoratemi, o figlie.

L’adorazione è il tributo grande, immenso che una creatura filiale può fare la padre suo divino.

 

L’adorazione è il riconoscimento della propria pochezza, della propria limitazione, della propria povertà di fronte all’immensità di un Dio grande, superbo, infinito, immortale.

 

Ora, o figliette mie, dopo questo atto di prosternazione, io vi chiedo di sollevarvi e di riporvi a sedere là dove voi eravate.

 

Vi ringrazio, o figliolette mie per questo atto di completa adorazione che voi avete fatto dinanzi a me. Ma ora, orsù, vi voglio vedere sedute con me alla pari, intorno a me, poiché io vengo dal cielo non per imperare, ma solo per amare.

Vengo dal cielo per portarvi il mio amore, per colmare il vostro cuore assetato e infelice di quell’amore che regna in me, che sono io, poiché io sono l’amore

L’amore che vi porto è un amore speciale, cioè un amore trascendentale, un amore che vive negli spazi sidèrei, fra i cieli, fra tutti i corpi celesti, che, a loro volta, si muovono in un’armonia di luce perfetta, poiché anche quello che li regge e sempre e soltanto l’amore.

 

L’amore che regge l’universo sono io e io sono l’amore.

Voi siete in me ed io in voi.

Voi amate me e io amo voi. E gli uni e gli altri che sono in me costituiscono i figli della terra, tutti, e sono tutti nel mio cuore, anche quelli che non mi amano, che non mi cercano, che non mi credono, che mi bestemmiano, che mi oltraggiano, che mi ignorano, che non mi chiamano mai, che non mi pregano, che non mi invocano, non sanno neanche della mia presenza e della mia esistenza.

Ora, anche loro, sono miei figli. E anche loro, insieme a voi, siete nel mio cuore.

 

Divine figlie mie, e anche tu, o piccolo, piccolo, fanciullino, che sei seduto in mezzo agli altri e sei proprio di fronte a me, non temere. Anche tu crescerai e ben presto mi riconoscerai dinanzi a tutti e mi testimonierà in modo particolare. Questo è certo.

Non temere, poiché io ti amo e tu ami me e voi mi amate ed io amo voi. E in questa armonia di amore, e in questa sinfonia di cuori, c’è l’universo intero, c’è la felicità, c’è la pienezza, c’è la completezza.

 

Che cosa voi potete mai desiderare, se non questo? Voi non conoscete che cosa significhi completezza, che cosa significhi armonia, che cosa significa gioia celeste!?

Ebbene, in questa povera, piccola stanza, io, il Padre, voglio farvi gustare una piccola parte di quella felicità celestiale che vi attende nel cielo.

Proprio così come siete seduti intorno a me, nel cielo starete intorno al mio trono di luce. Solo che lì voi mi vedrete. Qui, invece, siete come ciechi, poiché gli occhi del corpo non sono fatti per vedere la mia luce, la mia presenza, e, insieme alla mia, quella di tutti coloro che viviamo nel cielo, nel regno di luce infinita.

 

Ma coraggio, o figlie mie. Voi possedete gli occhi, quegli occhi che un giorno vi permetteranno di vedermi. Dovete semplicemente cercare di non offuscarli, di non farli offuscare, di non farli cadere ammalati a causa del maligno che vi perseguita ovunque, vi tormenta, vi angustia, vi costringe da ogni lato per cercare di farvi cadere nell’orrore, nella paura, nella disperazione, nella desolazione, nella solitudine più amara e penosa.

No! Voi non lo farete, poiché voi sapete che c’è un Padre straordinario, che vi ama, che vi attende, che scende in mezzo a voi, che si compiace della vostra compagnia, che sta seduto in mezzo a voi, così come fanno i padri, tutti i papà della terra, che amano i loro figli, che amano stare in mezzo a loro, con loro dialogare, con loro scambiare le proprie parole e le proprie idee. Così voi fate con me, o figliolette mie.

E, infatti, adesso io tacerò …

 

…………

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