240813 Riflessione su Gv 1,45-51.
Cristo è l’uomo Dio. Cristo è il Dio incarnatosi, un Dio divenuto uomo per vivere in mezzo agli uomini e non perdere nulla della sua pienezza di divinità.
Mentre gli apostoli condividevano la sua vita umana e l’ascoltavano volentieri per quello che diceva, per le cose nuove che riferiva loro, le cose nuove del Regno dei cieli, il Signore Gesù non smetteva mai di stupirli, di dimostrare loro con tanta semplicità, di essere uomo come loro e nello stesso tempo di essere diverso da loro. Ogni suo intervento era sempre qualcosa di straordinario, qualcosa di grandioso che lo portava a stupire gli apostoli poco istruiti nelle novità di cielo provenienti dall’alto.
Cristo si accompagnava agli apostoli nei modi di vivere la vita terrena e non cessava di istruirli sulla novità del regno.
Nel brano del Vangelo di oggi, Cristo sottolinea la sua semplicità e la sua potenza, la sua cultura umana e la sua sapienza divina, condivide con gli apostoli tutto ciò che appartiene alla vita umana e dona loro la vita divina.
Di meraviglia in meraviglia fa notare agli apostoli, senza pesare, ciò che è più importante nella vita degli uomini della terra.
La vita del corpo è molto importante per gli uomini della terra e bisogna soddisfare a tutte le esigenze della natura umana in vista del regno dei cieli.
L’annuncio che gli apostoli trasmettono è la semplice conoscenza umana: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret».
Gesù fa subito notare la sua conoscenza divina: «Io ti avevo visto prima, ancora quando eri sotto il fico». Strano! Nel suo isolamento umano, privato, intimo, esclusivo, viene visto, quando era ancora sotto il fico per i fatti suoi, lontano da occhi indiscreti. «Prima che Filippo ti chiamasse, ti avevo visto quando eri sotto l’albero di fichi».
Per Gesù vedere Natanaele sotto il fico era una cosa semplice, elementare ed è servito in questo caso a far meravigliare Natanaele e gli altri apostoli. La meraviglia è diventata così entusiasmo, e, dopo l’entusiasmo, semplice sequela, e poi adesione piena alla chiamata e, infine testimonianza fino alla effusione del proprio sangue per amore di Cristo.
Questa è la nostra strada: essere testimoni di Cristo come Natanaele-Bartolomèo, testimoni credibili, testimoni veri, senza paura di affrontare la morte per amore di Cristo.
E’ questa la nostra strada: seguire Cristo sino alla fine della vita terrena per godere della sua compagnia per tutta l’eternità, perché «è veramente il Figlio di Dio, il re di Israele».