Riflessione su Lc 13,22-30 Ebrei 12,5-7.11-13.
25 agosto - Domenica XXI TO/C
Il Signore Gesù è venuto sulla terra, assumendo la natura umana, per parlarci del regno eterno che ci attende, nella casa del Padre.
Non ha solamente parlato del Regno di Dio, ma ce ne ha indicato la via, quella via che noi possiamo chiamare “Via crucis”, o “Via della salvezza”.
Cosciente delle difficoltà che noi incontriamo, mentre viviamo su questa terra, Gesù Cristo ha voluto spianare dinanzi ai nostri occhi la via da percorrere.
E noi facilmente ci ribelliamo e diciamo: “Perché ci ha indicato la via della sofferenza per salvarci?”.
Non possiamo negare la realtà spirituale in cui viviamo.
Con precisione possiamo dire e soprattutto ricordare a noi stessi e agli altri che nella loro ribellione a Dio, nel tempo che fu, gli angeli-ribelli sono stati precipitati sulla terra, sono stati precipitati su di noi, ci ricorda l’Apocalisse.
Questo significa che gli angeli ribelli hanno organizzato il loro regno sulla terra e in mezzo agli uomini, fra gli uomini. Nello stesso tempo hanno cercato di attirare a sé gli uomini per farne degli schiavi e allontanarli da Dio e, in massima parte, ci sono riusciti e ci riescono ancora.
Per potere uscire da questa schiavitù, il Signore Gesù ha pensato di illuminare la mente degli uomini e fargli vedere un po’ da lontano cosa hanno perduto, cosa loro aspetta; ha parlato del regno del Padre, che è da conquistare con sacrificio, con costanza, con perseveranza. Chi ostacola questo cammino, gli angeli ribelli, si mettono di traverso e impediscono di andare avanti, promettendo beni e felicità di poco conto, ma di immediata realizzazione, in quanto a promessa, anche se temporanea o temporale.
Ecco allora il sacrificio, la sofferenza per uscire dalle spire di Satana, per abbandonare un cammino sbagliato.
Cristo ha dato agli uomini la “Buona Notizia”; ha fatto l’esperienza di vivere in mezzo agli uomini, immersi nelle tenebre della morte, e ha camminato, parlando del Regno del Padre, con grande difficoltà, parlando del Padre e della felicità eterna per cui l’uomo è stato creato.
Ha detto il Signore che il paradiso perduto lo si acquista con tenacia, con forza, con costanza, con la lotta atroce contro il nemico di Dio.
Cristo vincendo la stessa morte ci ha detto che il sacrificio della croce è niente a confronto di ciò che ci attende, di ciò che ci promette di dare alla fine dei nostri giorni. Mentre il demonio ci promette godimenti immediati, che poi magari non si possono realizzano, il Signore ci parla di cose future e vere e durature e che producono immensa felicità.
Ormai noi già lo sappiamo e possiamo ben sperare che per noi c’è la salvezza promessa, se sappiamo comminare nella giusta direzione per uscire dall’inferno di questa terra, che il demonio ci ha preparato e ci fa vivere con l’illusione della felicità immediata e solamente per questo tempo presente.
Quello che il Signore dice nel brano del Vangelo di oggi è l’indicazione ben precisa per potere andare avanti.
Vivendo nel mondo, la vita è più facile, perché c’è il risultato immediato del piacere di essere sulla terra, cosa promessa, ma quasi mai realizzata per un tempo duraturo. Il demonio promette, dà e poi abbandona al disordine e alla sofferenza.
Leggiamo nel Vangelo la risposta di Gesù alla domanda di uno dei presenti: “Signore sono pochi quelli che si salvano”?
Gesù disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non vi riusciranno”.
Ecco il perché della sofferenza, della via del calvario e della stessa croce che abbiamo a portare insieme a Gesù.
La porta è stretta, ma, se vogliamo, possiamo entrare, se perseveriamo riusciremo a possedere il regno dei cieli.
Ecco la Buona Novella.