Vita … parola che colora le sfumature della terra e dell’ universo. Vita ….. così soltanto si potrà ascoltare il Tuo canto in ogni cuore.
Dirai: dov’è il mio sole, che può ridare alla mia vita amore? Dovrai con le Sue parole, ridare le speranze a questo tuo cuore.
Assieme, per scavare le radici dell’anima, assieme come fiume limpido. A Te Signore offro i miei silenzi, le mie parole, in Te ristoro la mia sete, a Te affido le mie mani perché mi conduca oltre l’altrove del tempo.
 
                                                                                                                                          
 
Il diluvio è l'incoscienza totale:
a volte quando vivi, neppure ti rendi conto di ciò che sei, di ciò che hai dentro, delle conseguenze di ciò che fai e dici, su di te e sugli altri, c'è l'inconsapevolezza. Il diluvio in tutte le culture è simbolo dell'inconscio, dell'indifferenziato: perché l'acqua del diluvio copre tutto e sembra che non ci sia nulla sotto. Quando, però, l'acqua si ritira allora scopri un mondo nascosto sotto. Quando tu vivi nell'incoscienza sei così: vivi ma rimani sempre sopra, in superficie, e neppure sai cosa tu hai dentro, le meraviglie, le tensioni, i desideri, i bisogni, le pulsioni, lo stupore e la Vita che c'è dentro di te. Chiami vita qualcosa che non è vita, è vivacchiare.
Sei come il leone in gabbia che dice: "La savana (ed è una gabbia!) non è poi così male". Chiami vita la tua prigione, e ciò che è tremendo è che non lo sai. Neppure hai idea di cosa sia la savana e di cosa voglia dire essere il "re della savana".
La vita ti chiede di entrare dentro di te, di scoprire cosa c'è dentro le acque del diluvio, di "prosciugare" tutto questo indifferenziato perché emerga chi sei.
Adamo, dice la Bibbia, deve "sposare" Eva. Ma non sono due persone: Adamo (che vuol dire terra, suolo) deve sposare Eva (che vuol dire fecondità, colei che dà vita). Eva è la tua interiorità, la tua anima, ciò che tu hai dentro: se non la "sposi", se non la conosci, se non la penetri tu rimarrai Adamo, terra vuota, non feconda, non vitale. Rimarrai semplicemente materia, vita non realizzata, albero secco e senza frutti, vuoto.
E' nel faccia a faccia con te, nel vederti per quello che sei, senza fuggirti, senza scapparti, che ne emerge una vita piena e colma di frutti.
Ararat (il monte dove si sarebbe arenata l'arca) vuol dire "rimozione della maledizione": la salvezza è entrare dentro di sé, smettere di vivere come ciechi, svegliarsi; la maledizione, la tragedia e l'infelicità della vita è addossare alla società, agli altri, al vicino, alle persone, la colpa della propria vita. Non è così: la tua vita esterna è come la tua vita interna e addossando la colpa agli altri, noi non possiamo far niente (dipendiamo solo dagli altri!). Allora viviamo le relazioni, la società, gli incontri, i sorrisi, gli abbracci, l’alba, un bel tramonto, una passeggiata, ringraziando sempre Colui che dall’alto ce lo permette!