Il Vangelo di domenica
The Gospel of the Sunday homily, followed by.
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Domenica 05 marzo 2023
Dal vangelo secondo Matteo 17, 1-9
17,1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
Prima del vangelo di oggi (16,22-23) Gesù si era scontrato con Pietro. Gesù aveva detto: “Amici miei, guardate che se vado a Gerusalemme mi uccideranno; i sommi sacerdoti e gli scribi non sono in grado di accettare la mia novità e il mio messaggio di verità e di libertà”. Allora intervenne Pietro protestando: “No, Signore, questo non ti accadrà mai. Tu sei il Messia, noi ti difenderemo; tu sei il Messia, l’eletto di Dio e Dio manderà i suoi eserciti per te”.
Pietro e amici non avevano ancora compreso chi era Gesù. Nonostante il tempo che erano stati insieme, continuavano a proiettare su di lui le loro immagini di Dio: lo vedevano un Messia forte, potente, uno che avrebbe sistemato con la forza e le armi le cose con i Romani e avrebbe riportato giustizia ed equità nel paese. Questo era quello che loro vedevano ma non quello che Gesù era.
E’ per questo che Gesù prende Pietro e i due fratelli, Giacomo e Giovanni ,(17,1) e li porta sul monte. Pietro lo “prende” perché è il fautore di un Gesù Messia politico; Giacomo e Giovanni li “prende” perché sono pieni di ambizione. Un po’ dopo (20,20-28) chiederanno a Gesù di essere il ministro degli esteri e dell’interno nel suo regno, uno a destra e uno a sinistra.
Allora Gesù deve correggere la loro visione perché “vedono” in Gesù cose che Lui non è. Pt, Gc e Gv, quindi, si aspettavano un Messia trionfante, armato e potente. Ma Gesù non è così. E nonostante tutto quello che Gesù fa e dice, loro continuano a vederlo così.
Per sapere chi è Dio abbiamo bisogno di vedere Dio, di avere una visione, di fare un’esperienza, allora si sa chi è. Si conosce Dio solo se lo si è “toccato di persona”: allora si sa chi è. Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire ma ora i miei occhi ti vedono”.
In una notte nera alcuni uomini si imbatterono in qualcosa. Non si vedeva proprio nulla. Quando non c’è la luna nella savana non c’è nessuna luce, è buio pesto. Il primo disse: “E’ grande e stabile, qui siamo al sicuro, è certamente una roccia”. Il secondo disse: “Qui c’è un ramo lungo, è certamente un albero, mi metterò a dormire qui”. Il terzo disse: “Qui c’è qualcosa di morbido, è certamente un po’ di terra umida, io mi sdraierò qui”. Tutti avevano conosciuto qualcosa, una parte, ma si erano fermati lì. Non avevano capito che quello era un grande elefante, che stanco della loro presenza, mentre loro dormivano, si alzò e li schiacciò.
1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte.
Questa è una prima chiave di lettura.
❒ SEI GIORNI DOPO=ma che importanza ha sapere che Gesù fa questo sei giorni dopo il discorso precedente? In effetti nessuna! Ma i numeri non sono mai messi a caso e hanno sempre un significato profondo.
Nel sesto giorno Dio convocò Mosè sul monte: ecco qui ci sarà una nuova rivelazione. Il sesto giorno, poi, è il giorno della creazione dell’uomo. Quindi quando nel vangelo troviamo sei giorni, o il sesto giorno, significa che quel brano è in relazione alla creazione dell’uomo. L’uomo (Adamo) non è ancora stato creato del tutto.
❒ PIETRO=il discepolo Simone è soprannominato Pietro, cioè pietra, durezza, testardaggine. Quando Gesù si rivolge a Simone lo chiama sempre “Simone”. Gli evangelisti, invece, quando nominano questo discepolo usano tre nomi: se è in accordo con Gesù (poche volte) lo chiameranno Simone; se la sua fede oscilla, è dubbiosa, traballante, lo chiameranno Simon Pietro; se invece è contraria, Pietro.
❒ GIACOMO E SUO FRATELLO GIOVANNI=come Pietro anche Giacomo e Giovanni hanno un soprannome negativo: i Boanerghes, i “figli del tuono”, perché erano suscettibili, peperini; perché avrebbero distrutto ogni nemico (Mc 3,17; Lc 9,54). Giacomo e Giovanni erano dei fanatici, ambiziosi, violenti e a causa della loro ambizione hanno spaccato il gruppo dei discepoli (Mt 20,17-28).
Allora qui ci sono gli unici tre apostoli a cui Gesù ha dato un soprannome (negativo).
❒ LI CONDUSSE IN DISPARTE=questa è un’altra chiave di lettura: ‘in disparte’. Ogni volta, infatti, che troviamo in disparte (kat’idian) significa sempre una situazione negativa.
Se Gesù li prende in disparte non è per un particolare privilegio ma perché stanno resistendo al suo messaggio. Quindi Gesù si prende del tempo tutto per loro perché sono più in difficoltà degli altri.
Questa è un’attenzione pedagogica meravigliosa: Gesù non sbandiera a tutti la “difficoltà” di qualcuno, ma se ne occupa privatamente, lontano da tutti. Un po’ come la mamma che dà più tempo al figlio ammalato rispetto a quelli che stanno bene.
❒SU UN ALTO MONTE=il monte, infatti, è i luogo della divinità. Nell’episodio delle tentazioni nel deserto, è stato satana a portare Gesù su un monte alto e a dirgli: “Ti do tutto questo; tutto questo è a tuo servizio se mi adorerai” (Mt 4,8-9). Adesso, invece, è Gesù a portare Pietro e compagni su di un alto monte: Gesù mostra loro qual è la vera condizione della divinità.
2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
❒ BRILLO’ COME IL SOLE E LE SUE VESTI…=Ma cosa ci vogliono dire queste immagini? “Coloro che segnati con il sigillo (144.000) sono avvolti da candide vesti” (Ap 7,9). “Coloro che furono immolati a causa della parola di Dio hanno una veste bianca” (Ap 6,11). “I vegliardi della porta del cielo sono avvolti in vesti candide” (Ap 4,4). “Coloro che hanno accolto la parola… lo scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti: non cancellerò il suo nome dal libro della vita ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti agli angeli” (Ap 3,4-5). Il libro dei Numeri poi dice (Nm 6,25): “Il Signore faccia brillare il suo volto su di te”. E Isaia 60,1: “La gloria del Signore brilla sopra di te (a Gerusalemme)”.
Allora: chi sono questi, vestiti con candide vesti e rivestiti, brillanti di luce? Sono i risorti.
Pietro e gli apostoli di fronte all’annuncio di Gesù hanno reagito terrorizzati: “No, non sia ma!i”, perché per loro la morte è la fine di tutto. I discepoli hanno paura della morte.
Ma Gesù mostrando l’essenza della morte, cambia radicalmente la prospettiva: la morte non solo non è la fine della vita ma è il potenziamento, l’espressione massima di una persona.
Gesù, quando parla della morte, ne parla sempre in maniera vitale, positiva, come qualcosa che trasforma, che potenzia l’uomo, come un’esplosione crescente di vita.
Gesù paragona la morte ad un dormire: così la bambina di 12 anni non è morta ma dorme (Mt 9,24). La morte, come il sonno, è una pausa necessaria nella vita.
Gesù paragona la morte al chicco di grano: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,24-25). Come per il chicco quella che sembra una fine è invece la sua piena realizzazione, come il seme dice: “Vado a morire” e invece la realtà è: “Stai diventando la pianta che sei”, così è per la morte.
Gli orientali dicono: “Quella che il bruco chiama “fine del mondo” il resto del mondo chiama “farfalla””.
La morte è una metamorfosi (metamorfeo=trasfigurare): non è la fine ma solo un cambiamento. E per dire la bellezza della realtà dopo la morte, usa queste immagini di splendore, di luce, di brillare come il sole. E’ il tentativo di dire una cosa che non si può dire: “Una bellezza infinita”.
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Domenica 26 febbraio 2023
Dal vangelo secondo Matteo 4, 1-11
4,1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore
1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
❒ ALLORA=questo “allora” pone in continuità questo episodio con quello precedente: il Battesimo. Gesù nel Battesimo viene riconosciuto da Dio come “il Figlio prediletto” (Mt 3,17; versetto precedente).
In Gesù c’è Dio: non solo Gesù è come Dio ma Dio è come Gesù. Cioè: se vuoi vedere Dio guarda a Gesù, a cosa ha fatto, a come ha vissuto, a cosa ha detto.
Questo mette in luce due cose: 1. Conoscere il vangelo. La nostra fede a volte è fatta di idee, di cose tramandate, sentite dire, ma non si basa sulla conoscenza diretta del vangelo. Ma se un cristiano non conosce il vangelo, non conosce Dio. L’evangelizzazione deve partire dal vangelo.
2. Che le tentazioni non sono una situazione da evitare ma un passaggio necessario per ogni uomo. Gesù appena uscito dalla pienezza di Dio viene buttato da Dio stesso lì. Bisogna passare per di lì. Bisogna passare perché sono un passaggio evolutivo per la nostra fede. Non sono belle, ma necessarie.
❒ NEL DESERTO=perché nel deserto? Cos’era successo al popolo ebreo nel deserto?
Nei quarant’anni di deserto il popolo viene continuamente messo alla prova per vedere se ciò che dice (“Crediamo in Dio”) è vero o no. E il popolo farà esperienza a più riprese di credere in Dio a parole ma non con i fatti.
Gesù è il nuovo popolo, il nuovo Mosè, che va di nuovo nel deserto: per questo ci sta quaranta giorni. Mt di certo non poteva dire che c’era stato quarant’anni, ma è chiaro che i quaranta giorni sono il parallelo dei quarant’anni del popolo nel deserto.
Il popolo ne uscì sconfitto molte volte (vitello d’oro, ecc.): Gesù ne uscirà vincente.
Questo episodio viene messo in tutti i vangeli all’inizio dell’attività pubblica di Gesù, non tanto perché si riferisca ad un determinato periodo storico (quaranta giorni), ma perché riguarda tutta la vita di Gesù. Non è che finiti i quaranta giorni il diavolo se ne sia andato: c’è stato sempre, dall’inizio alla fine. Gesù ha sempre avuto, cioè, la possibilità di fare delle altre scelte.
❒ NEL DESERTO=in Mt il diavolo compare solo qui: nonostante ciò che a volte si crede, il diavolo nei Vangeli ha un ruolo estremamente marginale. In Mt c’è solo qui.
2 Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.
❒ DOPO AVER DIGIUNATO=il digiuno di Gesù non è un digiuno religioso (che Gesù non farà mai!) ma è una prova di forza che lo mette alla pari di Mosè. Cos’era successo infatti con Mosè?
Mosè prima di ricevere la legge da Dio sul Sinai, digiunò quaranta giorni e quaranta notti (Es 34,28). Mosè digiuna per ottenere la Legge di Dio. Gesù, invece, digiuna per mostrare che Lui è il Nuovo Mosè.
Mt aggiunge “e quaranta notti”. Sembra un particolare irrilevante ma non lo è. Infatti Mosè digiunò solo quaranta notti perché il digiuno religioso, quello imposto dalla legge, iniziava all’alba e terminava al tramonto.
Per far vedere che Gesù non fa il digiuno religioso, Mt ci aggiunge quaranta notti. Non è, quindi, un digiuno fatto per ottenere dei favori da parte di Dio per chissà quali cose, ma è una prova di forza che lo mette allo stesso livello del grande profeta Mosè.
❒ QUARANTA=Perché “quaranta”? I numeri sono sempre simbolici nella Bibbia. Anche noi d’altronde diciamo: “Mangiamo due spaghetti?”; “facciamo quattro passi?”; “s’è rotto in mille pezzi”; “c’erano quattro gatti”. Così, ad esempio, nella Bibbia il numero tre ha valore di completezza: per cui che Gesù sia risorto dopo tre giorni significa completamente. Gesù è completamente, del tutto, ritornato a vivere. Così Pietro rinnega Gesù tre volte: lo rinnega cioè del tutto.
Il numero “quaranta” indica la generazione, la vita di un uomo. Allora Mt dicendo “quaranta” indica tutta la vita di Gesù.
3 Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».
❒ TENTATORE=il tentatore prima è stato presentato come diavolo. Adesso viene presentato come il “tentatore” (peirazon).
Dove ritroviamo nei vangeli questo termine? “Tentare” o “tentatore”, nei vangeli, sarà un termine che verrà sempre attribuito ai farisei, ai sadducei e ai dottori della legge. E’ un termine tecnico.
Mt sta dicendo allora: “Stai attento: questo diavolo qui non è uno spiritello calato da qualche parte del cielo ma sono delle persone e delle situazioni concrete che ritroverai in tutto il vangelo”. E infatti lo ritroveremo: e in qualche circostanza lo saranno perfino i suoi discepoli quando penseranno e agiranno come i farisei e i dottori della legge.
❒ SE SEI FIGLIO DI DIO…=Il testo dice: “Se sei Figlio di Dio...”. Ma il tentatore non ha dubbi su questo: lo sa già (è appena stato rivelato nel Battesimo). Per cui è meglio tradurre: “Giacché sei figlio di Dio”.
E cosa gli propone il tentatore: di trarre vantaggio dalla sua situazione di essere figlio di Dio. “Tu sei figlio di Dio; Dio può tutto; tu puoi trasformare per te queste pietre in pani; fallo”.
Ma Gesù non trasformerà per sé i pani: l’unica volta che lo ha fatto, lo ha fatto per gli altri (Mt 14,13-21). Gesù non trasformerà per sé il pane ma lui stesso si farà Pane per tutti.
Quindi la prima tentazione dice: “Usa per te i tuoi vantaggi. Puoi farlo, è lecito: perché non farlo?”.
Un uomo da tanti anni è sindaco del suo paese: conosce tutte le persone del luogo. Non ha bisogno di fare la fila dal dottore… è il dottore cha va a casa da lui. Se ha bisogno di andare in banca basta una chiamata… e il direttore della banca subito lo richiama. I negozianti lo riempiono di regali, doni, offerte… D’altronde se si può…!
Un uomo ha le conoscenze giuste per cui ogni volta che viene pignorata o svenduta una casa lui lo sa. Lui le case le acquista e poi le rivende, guadagnando fortune: “Ma io non faccio niente di male!”.
Un uomo che lavora in banca, siccome è un’abile comunicatore, riesce a propinare ai suoi clienti ogni tipo di azione… anche quelle spazzatura.
Perché lo puoi fare, è anche lecito? Perché lo fan tutti, è anche lecito?
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Domenica 12 febbraio 2023
Dal vangelo secondo Matteo 5, 17-37
5,17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.
Parola del Signore
Domenica scorsa abbiamo sentito l’annuncio meraviglioso di Gesù: “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo quando, ogni volta che, vivete le beatitudini. Ogni volta che voi vivete condividendo (beati i poveri in spirito), ogni volta che voi vivete afflitti (cioè percependo l’emozione e la commozione), ogni volta che voi siete miti (cioè che vivete nella giustizia e non nell’ingiustizia), ogni volta che voi siete misericordiosi (perdono, tenerezza), voi siete sale e luce.
Uno si aspetta che dopo un annuncio così la gente sia meravigliata, sorpresa, che veramente accolga Gesù: “Ma che bello! Questo sì che è vivere! Che parole strepitose!”. Cosa si può dire di più grande, di più meraviglioso? Eppure! Eppure non fu così.
L’annuncio della nuova alleanza tra Dio e il suo popolo non è stato bene accolto. Perché? Loro si aspettavano un Messia forte, potente, che si sarebbe manifestato con splendore, dove Israele si sarebbe impossessata delle ricchezze delle nazioni pagane e le avrebbe dominate. Quando arriva Gesù e dice: “Il Messia è chi perdona… chi sa provare commozione…, chi è giusto, chi è sensibile, chi condivide”, beh questo non è certamente né quello che volevano né quello che si aspettavano. Per questo non accettano Gesù. Per questo Gesù dice queste parole che sentiamo nel vangelo di oggi.
17 NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI; NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO.
ABOLIRE=Gesù qui non usa il verbo “abolire” che si può adoperare per una legge ma “abbattere, demolire (katalio)” che si adopera per un edificio.
LA LEGGE E I PROFETI= è un modo per dire l’Antico Testamento.
DARE COMPIMENTO=pleroo, dare pienezza a qualcosa che non ce l’aveva, che era mancante.
Quindi Gesù dice: “Quella costruzione del regno che ha attraversato tutta la Legge dei Profeti, io non sono venuto a demolirla ma a darle pieno compimento, ma non come voi pensate, ma come vi dico io: non l’accumulo delle ricchezze ma la pratica della condivisione; non attraverso il dominio degli altri ma attraverso il servizio; e soprattutto non per un popolo ma per tutta l’umanità”.
Cosa dice Gesù? Dice: “Quando voi mi ascoltate voi dite: “Gesù abbatte, elimina, quello che i nostri Padri ci hanno detto?”, e questo vi dà grande angoscia e sconcerto. Ma non è così! Io non solo non elimino, ma do il vero senso a quello che i vostri Padri hanno detto”.
Quindi Gesù svela il vero (=profondo) significato dell’A.T.: ecco il compimento!
Facciamo un esempio. Una donna racconta: “Sai, ho fatto un sogno in cui ho sognato che c’era una mamma che aveva una bambina ma non riusciva ad allattarla, non riusciva a prendersene cura. Era una mamma fredda”, e poi si mette a ridere e commenta: “Che sogno strano! Anche perché io sono stata allattata per un sacco di tempo. Però mi sono svegliata triste, non so perché. Avrò mangiato qualcosa ieri sera…”. Cosa vuol dire dare compimento? Vuol dire trovare il senso profondo di ciò che accade. Quando quella donna comprende che quella madre è lei che non riesce ad alimentare, nutrire, la sua bambina, la sua parte piccola, creativa, perché si impedisce di ricevere amore e calore, perché è troppo giudicante e severa con sé (come d’altronde ha imparato) allora il sogno ha trovato compimento: “E’ proprio così! Sono proprio io!”.
Che cosa faceva imbestialire Gesù? Che i religiosi del tempo erano fedeli alle legge ma non al cuore.
In che senso Gesù dà compimento? La giustizia (=fedeltà) della Legge è una fedeltà letterale, è un’osservanza letterale delle parole e dei testi sacri: “C’è scritto così? Io faccio così!”. C’è scritto che se uno lavora di sabato dev’essere ucciso perché il sabato è il giorno di Dio? Io lo faccio! Ma con Gesù il rapporto con Dio non si baserà sulla regola: “Così è scritto e così si fa!”, ma sullo spirito, su ciò che il tuo cuore dice (coscienza).
Quante volte Gesù si scaglierà contro il precetto del sabato: “Ma voi non avete un cuore? Ma voi non sentite? Voi non avete umanità?”. E la risposta di Gesù era: “No!”. E questo perché conoscevano il Dio dell’A.T. e non il Dio di Gesù, Abba=Padre: “Se conosceste il Padre non potreste fare tutto questo”. Rm 7,6: “Siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera”.
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Domenica 19 febbraio 2023
Dal vangelo secondo Matteo 5, 38-48
5,38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Parola del Signore
Il vangelo di oggi è la continuazione di quello di domenica scorsa e delle precedenti domeniche.
38 AVETE INTESO CHE FU DETTO: OCCHIO PER OCCHIO E DENTE PER DENTE.
Per capire cosa dice Gesù dobbiamo considerare due cose.
1. Nel libro dell’Esodo infatti c’è scritto: “Se c’è una disgrazia pagherai vita per vita; occhio per occhio; dente per dente; mano per mano; piede per piede; bruciatura per bruciatura; ferita per ferita, livido per livido” (Es 21-23-25). E’ la legge del taglione. A noi ci sembra un po’ brutale, primitiva e in effetti lo è. Ma dobbiamo considerare che fu per quel tempo un grande salto evolutivo per la civiltà. Infatti, prima di quel tempo, se uno del mio clan veniva ucciso, allora “la legge” permetteva di uccidere tutto il villaggio nemico. Con la legge del taglione si limitava l’eccesso di giustizialismo, permettendo “la giustizia” proporzionale, e non oltre, all’ingiustizia ricevuta.
2. Gli ebrei avevano le idee chiare: quando Israele ascolta Dio, Dio interviene, lo libera e distrugge i nemici. Allora il popolo esulta, inneggia canti e balli al Dio che salva. Ma che Dio è questo? E’ la famosa lettura della notte di Pasqua (Es 15), il passaggio del Mar Rosso e il canto di vittoria. Ma cosa si dice lì? Si dice che Dio interviene per uccidere tutti gli Egiziani e così fa. E di fronte a questo Maria la profetessa canta con timpani e danze: “Evviva! Alé! Cantate al Signore perché ha gettato in mare cavallo e cavaliere” (Es 15,21). E prima si prega dicendo: “Il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde; stendesti la destra e li inghiottì”. Ma chi sono questi “inghiottiti”? Sono persone, uomini, con cuore e anima come gli ebrei. Il Dio dell’A.T. è così: i nemici di Israele li distrugge. E’ come Rambo, Terminator: senza pietà.
E se Israele non ubbidisce ai suoi comandi? Stessa sorte! Il Levitico: “Se camminate secondo i miei precetti, (bene!)… la spada non oltrepasserà le vostre frontiere… Perseguirete i nemici che cadranno davanti a voi a fil di spada. Ma se non mi ascoltate e non adempite i miei comandi…, mi rivolgerò contro di voi e sarete distrutti davanti ai vostri nemici; vi tiranneggeranno coloro che vi odiano” (Lv 26,3.6-17). Se Israele non ubbidisce, nessuna pietà.
E così, succede! Gli ebrei vengono presi e deportati a Babilonia. Allora i profeti si chiedevano: ma come può essere che Dio abbandoni il popolo? Ecco la soluzione: Dio non ha abbandonato il suo popolo, ma è stato il popolo ad allontanarsi da Dio. Dio allora utilizza i re stranieri perché il popolo si converta e torni ad amarlo di vero cuore.
Passa il tempo, passano i secoli, ma la cosa non cambia. La Palestina viene continuamente presa d’assalto da tiranni stranieri, prima Alessandro Magno poi Roma. Allora la spiegazione: “Ci succede questo perché il nostro cuore si è allontanato da Dio, non tiene più”.
Allora dei visionari inizieranno a dire (l’apocalittica): “Dio verrà e verrà presto; verrà e verrà in maniera violenta”. Al tempo di Gesù nessuno dubita più: tutti attendono il Vendicatore che distruggerà i nemici di Israele.
E odiare i nemici è segno di zelo, di fede. Al tempo di Gesù si pensa e si crede questo. Il Sal 139,21-22 dice: “Signore, come potrei non odiare coloro che ti odiano, e non disprezzare quanti si levano contro di te? Sì, li odio con un odio implacabile, li considero tutti miei nemici”. Era, ovvio, segno di fede, merito religioso odiare i nemici.
Se finora si diceva: la grandezza di Dio è nel far giustizia (=eliminare), nel punire e nel vendicarsi, Gesù dice: no!, Dio non è affatto così. “Il Padre celeste fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti” (5,45). Dio non è violento; Dio non verrà a fare la guerra ai Romani; Dio non invierà uno a “sistemare le cose”.
Capite che questa era la caduta di una grande illusione: “Le cose cambieranno; Dio interverrà per noi”. Gesù compie una grande disillusione: “No, Dio non verrà così, perché Dio non è così”. E che ci rimane da fare – dicevano gli ebrei - allora? Assoggettarci con rassegnazione ai romani? Tacere davanti agli abusi del tempio? Dobbiamo allora stare zitti? E’ uno stile passivo, remissivo, quello che Gesù ci propone? No.
In questo clima, che succede? Arriva Gesù. E Gesù fa degli esempi che per loro sono inimmaginabili! Quando ascoltavano queste parole, veramente, consideravano Gesù un alieno. Tutto quello che diceva era impensabile per loro… ma non per Gesù! E che dice Gesù? Ma è pazzo Gesù?
Gesù propone una prassi di resistenza non violenta. Gesù non era un irrealista: vedeva bene anche lui l’ingiustizia e l’impotenza degli ebrei. Non pensava ad una magica trasformazione di quella società ingiusta e crudele. Il dramma di quando si è dominati, è che si ci abitua alla dominazione e la si accetta: “Non si può far niente… è la società così… non possiamo… non abbiamo le forze… le cose vanno così”.
Allora si insinua l’idea che è così e che non ci sia nulla da fare. Gesù dice: “No, si possono fare tante cose. Non arrenderti”. Gesù con questi esempi dice: “Mi costringi a fare quello che vuoi tu? Allora faccio qualcosa che non ti aspetti. Puoi costringermi a fare delle cose fuori, ma il mio cuore… la mia dignità… e la mia libertà, non me le puoi portare via”.
La schiavitù è fuori ma nessuno ci può far schiavo dentro almeno che noi non lo vogliamo. E Gesù fa degli esempi. Sono esempi del suo tempo. Non dobbiamo fermarci all’esempio per fare così anche noi, ma dobbiamo cogliere il senso profondo degli esempio.
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- Category: Omelie a cura di Don Marco Pedron
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Domenica 05 febbraio 2023
Dal vangelo secondo Matteo 5, 13-16
5,13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Parola del Signore
Questo vangelo segue quello delle beatitudini, che abbiamo sentito domenica scorsa. Sono due vangeli collegati: essere sale e luce vuol dire vivere secondo le Beatitudini. Se si vive così, allora si è sale della terra e luce del mondo.
13 VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA; MA SE IL SALE PERDE IL SAPORE, CON CHE COSA LO SI RENDERÀ SALATO? A NULL’ALTRO SERVE CHE AD ESSERE GETTATO VIA E CALPESTATO DALLA GENTE.
❒VOI SIETE =innanzitutto i due verbi “siete il sale, siete la luce”, non sono degli imperativi (“dovete essere”) ma degli indicativi: indicano cioè una condizione che è già in noi, che è già presente. Tu puoi vivere così, è nelle tue possibilità, è in tuo potere. Tu sei questo, vivi così.
❒IL SALE DELLA TERRA=vi è mai capitato di far la pasta e di dimenticarvi il sale? Si sente subito! Il sale non si vede, ma se manca lo senti subito. Il testo rafforza l’immagine affermando che il sale si trova nella terra. Si potrebbe pensare al concime e in questo caso il sale diventa “aiuto” per le piante. D’altra parte il sale veniva usato anche in negativo per la terra: quando Cartagine fu distrutta nel 146 a.C., sulle sue rovine si dice che fu sparso proprio del sale perché non risorgesse.
In ogni caso si capisce l’intento: è qualcosa di nascosto; è dentro ma non lo vedi. Gesù userà altre immagini così: ad esempio il lievito. C’è, fermenta, ma tu non lo vedi.
In questo senso allora “essere sale” vuol dire: “Le Beatitudini sono un modo di vivere e soprattutto un modo d’essere, che non si vede fuori (come il sale) ma che ti cambia la vita, che ti fa felice, che dà sapore, significato, bellezza, gioia a tutte le tue giornate”.
Ma cos’era a quel tempo il sale? Solamente così potremo scoprire il senso sulle labbra di Gesù di quest’affermazione. Qual è, quindi, il significato di questo sale? Da sempre nell’antichità il sale aveva il significato di quell’ingrediente, di quella cosa, di quella sostanza che conservava gli alimenti. Non c’erano i frigoriferi una volta: così gli alimenti si mettevano sotto sale e questo permetteva la loro conservazione.
Da questo fatto di conservare gli alimenti, il sale passò a rappresentare quello che rende vero e valido, “che conserva, garantisce” un’alleanza. Per esempio su di un documento, per affermare la sua validità, si spargeva sopra del sale.
Questo sale è diventato allora il segno della fedeltà tra Dio e il suo popolo. Il Levitico ad esempio: “Non lascerai mancare il sale (cioè la fedeltà) dell’Alleanza del tuo Dio” (Lv 2,13). Quindi il sale è quella cosa che rende valida e continua l’alleanza tra Dio e il suo popolo.
Gesù nelle beatitudini ha proclamato la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo, ebbene quelli che la accolgono, i discepoli, devono essere con il loro atteggiamento, con la loro vita, i garanti di tutto questo. Allora: chi vive le beatitudini, una vita vissuta così, è garante, “sale”, segno di come si può vivere. Quando vivete così voi siete i continuatori certi, sicuri, affidabili, del mio messaggio (il regno).
❒MA SE IL SALE PERDE IL SAPORE CON CHE COSA LO SI RENDERÀ SALATO?=Mt usa un verbo (in greco moraino) che non si applica alle cose ma agli uomini. Infatti Mt scrive: “Se il sale impazzisse”. Ma come può il sale impazzire? Si rifà ad un termine pazzo che ritroviamo in Mt 7,26 dove si dice che c’è un “pazzo” (moros) che è andato a costruire la sua casa sulla sabbia: chiaramente quando arriva la fiumana, la casa viene travolta. E questo pazzo che costruisce sulla sabbia è “colui che ascolta le parole del Signore ma poi non le mette in pratica” (Mt 7,26).
Allora il sale che impazzisce indica l’atteggiamento di quelli che accolgono con entusiasmo il messaggio di Gesù ma poi non lo mettono in pratica. Quindi: “Se il sale impazzisce”, cioè: “Se non mettete in pratica queste mie parole”, null’altro riesce a renderlo salato. Cioè se tu non vivi secondo le beatitudini ma in un altro modo, non servi a nulla, sei un sale senza sapore: non servi a niente, sei inutile, non hai senso. L’unico sapore dei miei discepoli è vivere così. Vivere diversamente non serve. Lo fanno già molti altri!
❒A NULL’ALTRO SERVE CHE AD ESSERE GETTATO VIA=lett. “fuori” in Mt ha sempre un significato di lontananza da Dio.
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