Il Vangelo di domenica
Omelie a cura di Don Marco Pedron
The Gospel of the Sunday homily, followed by.
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Domenica 8 luglio 2012
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,1-6.
Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
Il vangelo racconta il rapporto tra Gesù e i suoi concittadini. Tutti noi viviamo in un paese, in una città, in un luogo e abbiamo relazioni sociali con chi ci sta vicino. A tutti noi piacerebbe essere accettati e amati dai vicini; che ci riconoscessero; che parlassero bene di noi; che ci aiutassero. Questo è il nostro desiderio, questo è quello che noi stessi, a volte non facciamo.
Tutti noi diciamo spesso: “Se noi fossimo vissuti al tempo di Gesù gli avremmo creduto!; se l’avessimo visto non avremmo dubbi di fede!”. Anche i suoi paesani aspettavano il Messia… ma non lo riconobbero.
Questo vangelo ci presenta infatti Gesù che fa nella sua città quello che fa altrove: predica, di sabato, nella sinagoga. Lo ascoltano e rimangono stupiti, meravigliati, percepiscono che c’è qualcosa di grande in quest’uomo.